Fin dagli inizi Max Gazzè si caratterizza per la capacità di mettere il testo al centro delle canzoni,
privilegiando una ricerca linguistica e lessicale in grado di rompere lo schema tradizionale di costruzione
della canzone.
Una ricerca molto vicina a quella poetica, con risultati talvolta di un estremo lirismo,
ma sempre ancorata al presente e ai suoi linguaggi.
La ricerca si concentra anche sull’aspetto ritmico e musicale, ma il suo segno distintivo resta comunque
l’originalità nella stesura dei testi, che risultano lineari, ma allo stesso tempo linguisticamente ricchi
e pieni d’inventiva, profondi, ma di presa immediata.
Testi nella stragrande maggioranza dei casi scritti a quattro mani da Max assieme al fratello Francesco, poeta e scrittore per diletto.
Pensare mi rende pazzo
e l’essere pazzo mi fa pensare,
mi fa pensare che per pensare
bisogna essere pazzi
(Casi ciclici)
L’intelligenza sta nel comprendere
il ruolo preciso di un’esistenza,
le cose da gettare via
e quelle importanti da valutare.
L’intelligenza sta nel capire
che la crisi interiore
è solo la fine del primo tempo
(Autoironia)
Il tempo non fa il suo dovere
e a volte peggiora le cose
(Cara Valentina)
Comunque vada
darò un sorriso al niente
o ruberò al vento
un’acqua di silenzio
(Comunque vada)
Delle poche cose che conosco
farò mare pescoso,
dove l’esca dei miei ricordi
troverà sempre qualcosa.
Lascerò quello che non conosco
alla curiosità degli altri
(Del tutto personale)
Se ti sfugge il motivo
e la ragione delle cose,
molto probabilmente c’è un motivo
e c’è una ragione
ma non fanno per te
(Se piove)
Io musico te soltanto
perché tanto hai musicato
quel che gli altri han solo scritto
sazi del parlato
(Poeta minore)