Essere ambiziosi dovrebbe essere una condizione naturale degli artisti. Ambire a qualcosa di diverso, di migliore, è il necessario sprone della creazione, che se fosse semplicemente ripetitiva porterebbe alla conclusione di un percorso artistico in poche, essenziali, opere. Invece, ambiziosamente, Max Gazzè cerca sempre qualcosa di nuovo nella sua arte, si pone degli obbiettivi, immagina scenari, realizza progetti, costantemente, continuamente, soprattutto nell’odierna fase della sua avventura musicale e personale.
Il primo album, "Contro un'onda del mare" (1996), arriva dopo anni di collaborazioni con artisti vari. L'album è una severa e misteriosa gemma, sorretta da arrangiamenti di chiaro stampo rock che spesso sfociano su accordi quasi hard, ma anche in dilatate trame psichedeliche e sontuose trame di oscura new wave chitarristica.
Con "La favola di Adamo ed Eva" (1997), Max propone ulteriori sperimentazioni: è un album caratterizzato dalla costruzione di strutture musicali di spessore, arrangiamenti molto curati. Ne emerge l'innata capacità di conservare un livello di qualità estrema e inusuale gusto estetico.
Nel 2000 pubblica "Max Gazzè", che oltre a una maggior ricerca deitesti, presenta una varietaà sia sonora che di arrangiamenti, che segna una convincente progressione, passando dal pop-rock seghettato agli archi e chitarre.
Con "Ognuno fa quello che gli pare?" (2001) dimostra che si può proporre musica pop bella e consistente, senza sfiorare la banalità. Questo è il suo lavoro più libero e maturo, passa da atmosfere sui si incrociano mandolini suonati tra vertiginose ritmiche jungle, sintetiche tessiture basso/synth, con insolite aggiunte di suoni provenienti da giocattoli per bambini e prorompenti e affilate cavalcate rock.
L'album "Un giorno" (2004) è caratterizzato da sonorità calde e rassicuranti, registrato con l'utilizzo di esclusivi strumenti vintage e in presa diretta.
Con "Tra l'aratro e la radio" (2008) Max propone uno dei suoi album più irrazionali, undici tracce che, in un'apparente leggerezza, affrontano temi esistenzialisti. Notevole l'ampio utilizzo di tastiere vintage dai suoni corposi. Le sonorità sono molto intense e si sconrgono accenni di oscuro alt-rock.
Con "Quindi?" (2010) propone un album in cui si alternano canzoni caratterizzate da mandolini, violini e organi a un funky elettronico, orecchiabile e divertente.
Nel 2014, insieme agli amici Niccolò Fabi e Daniele Silvestri, incide un album, "Il padrone della festa" che contiene sia inediti che brani dei 3 artisti reinterpretati. Questo è un mix perfetto tra le loro nature artistiche, regalando non una somma dei 3 artisti, ma quasi un nuovo artista, diverso da tutti e 3.
In "Maximilian" (2015) Max si sbilancia molto verso l'uso di sintetizzatori ed elettronica (suonata). Mai caratterizzato dalla scelta di soluzioni preconfezionate, in questo album si spinge oltre, offrendo un ulteriore disco di pregio.
Ma è con "Alchemaya" (2018) che la sua ricerca raggiunge l'apice. Per l'occasione conia il termine di musica sintonica (mix tra musica sinfonica e sintetizzatori). L'opera è in due parti: la prima propone il frutto di vent'anni di brani dai temi esoterici, un vero e proprio "concept album" che racconta una storia, con pezzi che spaziano tra la musica classica, il progressive rock e la musica pop; la seconda propone alcuni dei successi di Max riarrangiati e accompagnati dall'orchestra e dai sintetizzatori.